Le Comunità – Lezioni da territori che si proiettano nel futuro

Paolo Santinello
Klink
Strategic Partner, Future-IQ Partners


Comunità urbane e rurali in molte regioni del mondo ci mostrano come progettare territori più felici. Si può fare anche qui?

Per esplorare il futuro in modo consapevole, come diceva Gaston Berger – filosofo e futurista che ha introdotto il termine “prospective” per lo studio dei futuri possibili – dobbiamo “permettere al futuro di disturbare il nostro presente”.
FiQ Projects - Future West Cork

Per farlo in maniera utile è anche importante andare a guardare quali lezioni possiamo imparare da chi ha già fatto questo percorso e forse provare ad aggiungere qualcosa di nuovo.
Se si tratta una materia così sfuggente è indispensabile che si adotti qualche convenzione sui termini che saranno utilizzati, che valga quanto meno per il nostro discorso.

Quando parliamo di territori parliamo di paesi, città, provincie ma anche di ambiti territoriali omogenei, di aziende sanitarie locali, oppure di un tratto di mare che accomuna.FiQ Projects - Mediterranean PORT project
Sono luoghi che sono allo stesso tempo segnati e (di)segnati dall’azione di una comunità.
Richard Sennet afferma che “i luoghi hanno potere e la nuova economia potrebbe restarne vincolata”.

Quindi ci riferiamo a territori come luoghi di azione e luoghi che risentono di una azione.
FiQ Projects - Mediterranean PORT project - CamogliPer quanto riguarda il termine scenari, esistono molti modi di interpretarli: li leggeremo in quanto contesti, condizioni e situazioni che sono plausibili – e più o meno probabili – in cui ci si potrebbe trovare nel futuro a 10, 20, 30 anni a partire da oggi.

Non oltre.

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Il Sapere e il Lavoro – Formare il futuro: nuovi metodi per nuovi saperi

Fabrizio Braccini
Senior advisor, esperto di processi di apprendimento
fabriziobraccini.it


L’impostazione classica della formazione in presenza e a distanza mostra i suoi limiti in un tempo caratterizzato dalla velocità crescente dei mutamenti sociali e delle trasformazioni in atto nel
tessuto produttivo.

Il Sapere e il Lavoro Il sistema della formazione e in parte anche il sistema dell’istruzione è attrezzato per porsi alla guida del processo di sviluppo in atto? Quali nuove metodologie favoriranno l’apprendimento e quale supporto tecnologico ci attendiamo per i nuovi paradigmi formativi?

Con l’esploratore italiano Walter Bonatti possiamo dire “La realtà è il cinque per cento della vita. L’uomo deve sognare per salvarsi.”. Oppure servendoci delle ultime bellissime battute del film di H. Ashby, Oltre il giardino, possiamo aggiungere che “La vita è uno stato mentale”.

Il Sapere e il Lavoro
E allora? Dove vogliamo andare? Quale è il nostro sogno? Quale il nuovo stato mentale? Quale il nuovo paradigma per il futuro della formazione?

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Riflessioni sugli ingredienti per costruire una comunità felice

L’attuale scarsità di risorse impone un ripensamento su come affrontare le sfide che ci attendono per il futuro delle nostre città, delle imprese, della sanità, della formazione e istruzione, dell’arte e della cultura.

Nel prossimo futuro si configureranno scenari istituzionali molto diversi da quelli attuali.

Esplorarli aiuta a capire quale paesaggio delle istituzioni e quale coreografia dei servizi sia possibile per costruire il domani delle comunità e dei territori.

Ho avuto il piacere di raccogliere le riflessioni condotte da un gruppo di cinque esperti in diverse discipline che hanno voluto aprire la strada con una serie di spunti di riflessione cercando di evidenziare esperienze, tendenze, aspettative sulle quali concentrare l’attenzione.

Building the Future #1Ne è nata non solo una pubblicazione (Building the future. Condividere conoscenze per il futuro) che vorremmo essere la prima di una serie di quaderni che abbiamo intitolato Future Briefs – ma anche un gruppo di lavoro aperto a contributi più diversi, che desidera gettare dei semi di discussione per rendere da subito evidente quanto possa essere fertile la volontà di condividere conoscenze per immaginare e costruire futuro.

Gli interventi presentati in Building the future, sono stati per la prima volta discussi in pubblico in occasione del Convegno inter@PisaNormale_0azioni organizzato alla Scuola Normale Superiore di Pisa nel novembre 2015. Li abbiamo poi rivisti, commentati ed ampliati assieme agli autori (Andrea Gardini, Virginio Mori, Tanja Schelhaase, Fabrizio Braccini e Paolo Santinello) con ulteriori suggerimenti ed informazioni.

La domanda dalla quale siamo partiti è stata:

“Siamo disposti ad investire sul nostro territorio con l’aspettativa di un ritorno futuro a dieci, venti o trent’anni?”

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L’Economia – La produzione circolare del futuro

Tanja Scheelhaase
Senior Advisor Cradle to Cradle®,
Docente universitaria


La circular economy sintetizza la trasformazione del modello di sviluppo europeo verso l’uso intelligente delle risorse e dell’energia e verso il ‘fare di più con meno’.
Cradle to Cradle® (dalla culla alla culla) è un business model concreto per entrare con sicurezza nella circular economy. I concetti economici che ne supportano la struttura sono stati sviluppati dal chimico Michael Braungart e da altri ricercatori all’EPEA (Environmental Protection Encouragement Agency) fondata nel 1987 ad Amburgo, poi ulteriormente approfonditi con l’architetto William McDonough.

C2C - TreeC2C (in sigla) ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti e premi a livello internazionale. Il suo approccio è teso a creare impatti positivi per l’economia, l’ambiente e la cultura umana attraverso la mimesi della natura e l’eliminazione del concetto di “rifiuto”.

I tre principi innovativi di Cradle to Cradle® sono:

  • qualunque cosa è disegnata come risorsa per qualcosa d’altro;
  • utilizziamo il vantaggio dell’energia solare che può essere rinnovata come è usata;
  • celebriamo la diversità, la biodiversità, la diversità culturale e dell’innovazione. C2C - Cicli

Possiamo provare ad ipotizzare un nuovo modo per disegnare il nostro futuro, prendendo le mosse dall’economia circolare stessa e lasciandoci guidare dalle molte opportunità che nascono dalla commistione tra diverse discipline.

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Il Piacere – L’Arte è futuro presente in città: una declinazione dell’Economia della Bellezza

Virginio Mori 
Senior ICT manager, Presidente Leo Van Moric


Leo Van Moric

Edifici e spazi perduti della città sono luoghi fisici di sperimentazione
e di esplorazione della partecipazione futura tra Arte e Tecnologia.

 

Arte e Tecnologia si combinano e diventano enzima di contaminazioni impensate e trasformazioni durevoli, positive, sostenibili.

Quel che ci interessa esaminare sono sia le commistioni tra arte,
tecnologia e spazi urbani rispetto alle prospettive che si aprono per
il futuro ma anche la ricaduta che queste attività ed eventi hanno e
potrebbero avere sulle economie delle città.

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La Salute – Dalla qualità alla slow medicine: la (possibile) qualità della sanità nel futuro

Andrea Gardini

Presidente della Società Italiana per Qualità in Sanità – SIQuaS, Delegato italiano alla 32a Conferenza della International Society for Quality in Health Care, Doha, 2015

Socio fondatore Slow Medicine


La Conferenza nazionale del 2010 della Società Italiana per la Qualità dell’Assistenza Sanitaria-Siquas si è aperta con il titolo“Qualità è Sostenibilità”.
Slow MedicineL’Assemblea di Siquas elesse allora un consiglio Direttivo con un mandato di lavorare a un’alleanza per sviluppare un movimento verso la “Slow Medicine”. Il movimento venne fondato nel mese di dicembre del 2010, da un alleanza fra Siquas, l’Istituto Change di Torino, che opera nel campo del Counselling Sistemico e della Medicina Narrativa, alcuni  medici esperti di Complessità in Sanità, formatori ed altri soggetti interessati.

Con un approccio ispirato a quello di Slow Food (per il cibo Buono, Pulito e Giusto), il movimento Slow Medicine sostiene che una
medicina Sobria, Rispettosa e Giusta è possibile, ed è anche il futuro sostenibile della qualità dei servizi sanitari.

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Condividere conoscenze per il futuro

Paolo Santinello
R & D, Klink
Strategic Partner, Future-IQ Partners


BuildingFuture-Copertina-1-2016

La condivisione di conoscenze è il primo passo per comprendere come possiamo disegnare un futuro migliore per noi, la nostra città, il nostro paese, il nostro territorio o di qualunque “luogo” sia segnato o (di)segnato dall’azione di una comunità.

Sicuramente possiamo concordare che tutti noi vorremmo vivere in un luogo felice.

Nel 2012 è stato lanciato il primo World Happiness Report con l’obiettivo di un’indagine allargata sullo stato della felicità globale.
Nell’introduzione dell’edizione 2015 si legge: “Con frequenza sempre maggiore, la felicità viene considerata un’idonea unità di misura per calcolare il progresso sociale e un adeguato obiettivo delle politi che sociali. Un numero sempre maggiore di governi nazionali e locali
utilizza dati e ricerche sulla felicità nel perseguimento di politiche che potrebbero permettere alle persone di vivere meglio. I governi stanno misurando il benessere soggettivo e stanno utilizzando la ricerca  sul benessere come guida per disegnare spazi pubblici ed erogare servizi pubblici”. Nel World Happiness Report ci sono indicatori che
potrebbero essere utili per rispondere alla domanda se il luogo in cui viviamo è felice.

Esistono anche approcci molto più vicini a noi e concreti, basati semplicemente sull’osservazione di quello che abbiamo intorno che potrebbero fornirci indicazioni preziose.

Oppure possiamo provare ad usare un altro criterio.

Noi ci abbiamo provato per individuare il filo conduttore che sta alla base della discussione e degli interventi che seguono. Ponendoci a nostra volta un quesito:
“Siamo disposti ad investire sul nostro territorio con l’aspettativa di un ritorno futuro a dieci, venti o trent’anni?”
Se la risposta è sì, concordiamo che probabilmente il nostro investimento nasce dal fatto che noi percepiamo quel luogo come felice, un posto in cui quanto meno vale la pena di pensare il futuro.
Una volta concordato di voler investire sul futuro senza averne un ritorno immediato, dalle nostre esperienze, dalla riflessione comune, dai casi esaminati che vogliamo condividere, desideriamo però far emergere quelle che, a nostro avviso, sono le motivazioni che ci spingono a farlo.

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